La scelta del cane

La scelta andrà fatta in funzione di alcuni fattori importanti, come il fiuto, la taglia, il colore del mantello, la scarsa attitudine a seguire la selvaggina, l’ubbidienza, l’intelligenza, tenendo presente anche la specie o le specie di tartufo che intendiamo cercare. Egli dovrà essere docile, diligente, resistente alla fatica, ma, soprattutto, ubbidiente. Spesso, per tale attività, vengono selezionati incroci con razze diverse; talvolta, vengono incrociate razze abituate alle attività venatorie, allo scopo di unire il fiuto finissimo di alcune, alla scarsa attitudine di altre nell’inseguimento degli animali selvatici. Alcuni tartufai professionisti, invece, adoperano razze specifiche, selezionate per la caccia, come Pointer, Setter, Drahthaar, Bracco.

Altri, si servono di cani meticci, ritenuti più resistenti alla fatica ed alle malattie. Bisogna, inoltre, tenere conto del tipo di tartufo che vogliamo cercare: se il nostro interesse è orientato verso il tartufo nero pregiato o il tartufo estivo le cui stazioni di crescita sono circoscritte e ben definite, saranno adatti anche cani di taglia medio-piccola, non molto veloci, ma dotati di una cerca insistente.

Mentre se ci dedicheremo alla ricerca del tartufo bianco pregiato o del tartufo uncinato, specie che, oltre a colonizzare un determinato territorio, riescono a svilupparsi e fruttificare anche con carpofori isolati, la scelta cadrà su di un cane adatto a spaziare aree più ampie, pur restando sempre nelle vicinanze del tartufaio, che non deve perderlo mai di vista. In questo secondo esempio, andranno bene anche cani di taglia medio-alta, come Pointer, Setter, Spinone o incroci tra Bracco e Spinone o tra Bracco e Pointer, in cui la velocità del Pointer viene mitigata con la caratteristica docilità del Bracco.

Molto usati sono anche cani di taglia inferiore come lo Springer inglese, cane ubbidiente e devoto, che controlla il terreno con il naso a filo di terra. Nella ricerca del tartufo, tuttavia, tutte le razze di cani possono essere adatte, anche se solo il Lagotto è iscritto ufficialmente all’ENCI (Ente Nazionale Cinofililia Italiana). Questo cane, già conosciuto nelle Valli del Comacchio  dal 1600, era in origine adoperato esclusivamente per la caccia e per il recupero del selvatico caduto nell’acqua. Da ciò si pensa derivi il nome “can lagot”. Verso la fine del 1800, bonificate le paludi, si iniziò ad usarlo anche per quest’altra attività, diventando il cane da tartufo romagnolo più richiesto.

Successivamente, e precisamente il 16 ottobre 1991, è stato riconosciuto ufficialmente, come la tredicesima razza di cani italiana, ad opera di Antonio Morsiani. Si tratta di un cane dal pelo fitto, ricciuto, di colore biancastro o a macchie marroni, di taglia media.