La sperimentazione

Con il deciso interessamento di alcune Comunità Montane, si diede corso ad un programma atto a valorizzare ed incrementare questo prodotto così pregiato. Il programma sperimentale consisteva nella messa a dimora di piante micorrizate con varie specie di tartufo.

Nell’Alto Garda, furono fatte delle piantagioni con Tuber melanosporum, Tuber aestivum forma uncinatum e Tuber aestivum; in Valtenesi, con Tuber melanosporum; in Valle Sabbia, con Tuber melanosporum, Tuber aestivum forma uncinatum, Tuber aestivum, Tuber mesentericum, e, successivamente, con Tuber macrosporum e Tuber magnatum. Le piante vennero preparate nel laboratorio sperimentale di Roè Volciano utilizzando essenze e Tuber autoctoni.

Per evitare errori da parte dei coltivatori, sia nella scelta della specie di tartufo da inserire nelle varie località, che nelle relative  cure colturali, si ritenne opportuno attivare un servizio di assistenza per seguire i tartuficoltori.  Nella preparazione delle piante, allo scopo di migliorare il grado di micorrizazione, si rese indispensabile introdurre al metodo ulteriori varianti; questo, anche se per alcune specie di tartufo, come il Tuber melanosporum, il Tuber aestivum e la forma uncinatum,  la micorrizazione si ottenne  senza difficoltà. Invece per la preparazione di piante micorrizate da Tuber mesentericum e Tuber macrosporum, la micorrizazione avveniva con l’introduzione di particolari cautele.

Il fine era di evitare inquinamenti derivanti dalla scarsa germinabilità delle spore.