La ricerca

Nella ricerca dei tartufi in  tempi remoti, oltre al cane, veniva usato il maiale; in questi casi, il tartufaio o colui che intendeva dedicarsi a tale attività, si recava al mercato con un tartufo in tasca e gironzolava nelle vicinanze del recinto dei maiali posti in vendita, lasciando dietro di sé una scia del profumo del tartufo. Successivamente, acquistava l’animale che, per primo, gli si avvicinava, attirato da tale profumo.

L’utilizzo del maiale, se pur valido, andava però incontro a diversi problemi pratici. Innanzitutto, una volta individuato il tartufo, l’animale cercava in tutti i modi di estrarlo dal terreno con il grifo per mangiarlo, creando gravi danni alle radici delle piante simbionti ed alla tartufaia stessa. Con l’entrata in vigore della legge nazionale N° 752 del 16 dicembre 1985, tale attività, è stata delegata esclusivamente al cane. L’art 5, infatti, dice testualmente:La ricerca, da chiunque eseguita, deve essere effettuata con l’ausilio del cane a ciò addestrato”. Un altro mezzo, per identificare la posizione del tartufo quando è maturo, si basa sull’osservazione del movimento di alcuni insetti, tra cui il più importante è senza dubbio una mosca  (Suillia s.p.p.),  che staziona nelle zone dove ci sono tartufi maturi per deporvi le uova.

Sia nella Regione Lombardia che in altre Regioni a tradizione tartufigena, la ricerca è permessa anche durante le ore notturne. Questo metodo permette di spostarsi da una tartufaia all’altra, senza essere visti da altri concorrenti.