Il Tartufo nel bresciano
In provincia di Brescia le prime segnalazioni della presenza dei tartufi risalgono ad un documento del maggio del 1415, dove viene trascritta la vendita di tartufi tra un certo Pecino di Serle e Pandolfo Malatesta, Signore di alcune città lombarde, tra cui Brescia e Bergamo. Successivamente altri illustri autori dedicano alcune citazioni a questo fungo pregiato, tra cui Bongiani Grattarolo nella sua “Historia della Riviera di Salò” alla fine del 1500. Giovanni Zantedeschi (1773-1846), che tra i funghi della provincia di Brescia, descrive l’abbondante presenza di tartufi in Valle Trompia.
Antonio Venturini, nel 1857, in “Icones Fungorum Agri Brixiensis”, descrive ed illustra il Tuber aestivum ed il Tuber magnatum. Segnalazioni si hanno successivamente ad opera di Ugolino Ugolini, mentre il micologo Giovanni Carini descrive nel territorio Bresciano la presenza di sei specie di funghi ipogei. Un’altra importante e più precisa segnalazione si ha nell’opera “Benaco” da parte del Solitro, che segnala la presenza dei tartufi bianchi a Manerba del Garda.Un aumento di interesse si ebbe tra la fine degli anni ’80 e gli inizi dei ’90, quando la Comunità Montana Parco Alto Garda, l’Associazione dei Comuni della Valtenesi e la Comunità Montana Valle Sabbia decisero di approfondire le conoscenze sulla presenza di questi funghi nel loro ambito territoriale, commissionando a Virgilio Vezzola una ricerca sulla presenza e sulla distribuzione delle varie specie nei loro territori. Questo lavoro, durato complessivamente nove anni, confermò la presenza nel territorio bresciano di ben 20 delle 25 specie di Tuber presenti in Italia, ivi comprese le nove ammesse alla raccolta ed al commercio. .
Agli inizi degli anni ’90, precisamente il 22 agosto 1996, nasceva l’Associazione Tartufai del Garda e delle Valli Bresciane, nome poi trasformato in Associazione Tartufai Bresciani.